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Il ruolo delle imprese Hi-Tech nella trasformazione digitale dei territori

di Mario Pezzetta, Presidente DITEDI – Cluster ICT del Friuli Venezia Giulia

Stiamo assistendo a cambiamenti epocali nel mondo delle organizzazioni, delle imprese, e perfino delle pubbliche amministrazioni, anch’esse non immuni dalle conseguenze della pandemia e della nuova normalità. Grazie al digitale molte di queste realtà hanno assunto nuove modalità di agire e di relazionarsi fino a pochi anni fa impensabili, e sicuramente non praticabili.  Questo nonostante in porzioni non trascurabili né marginali del nostro territorio vi è ancora una limitata connettività che ha reso difficile la gestione della didattica a distanza e l’organizzazione del remote working in tempi di lockdown e mobilità limitata. Per non parlare poi della scarsa numerosità dei device tecnologici a disposizione nelle famiglie. Si calcola infatti che a un anno dall’inizio della pandemia ancora 250 mila studenti sul territorio nazionale non siano in possesso di un pc o di un tablet con cui seguire le lezioni. Va poi sottolineata l’ampiezza del divario della cultura digitale, difficile da colmare, che limita l’accesso a servizi e nuove opportunità a larghi strati della nostra popolazione.

Le competenze digitali sono ormai diventate una precondizione necessaria, definiscono la qualità della vita all’interno delle comunità e consentono di usufruire in modi efficienti dei servizi, sia pubblici che privati. Ciò vale per i cittadini ma anche e soprattutto per le imprese. Del resto, come fece notare lo scrittore americano William Gibson, questi cambiamenti confermano che “il futuro è già qui tra noi, solo che non è equamente distribuito”.

Questa nuova condizione ci pone delle sfide che vanno inevitabilmente accolte, e si spera vinte, per accompagnare i nostri territori verso il futuro. L’aver organizzato in Friuli Venezia Giulia attorno a un’unica piattaforma operativa enti e imprese che si occupano di innovazione e digitalizzazione è un fatto di rilevanza strategica, soprattutto in un territorio policentrico e frammentato quale è quello regionale. Ciò ha orientato e concentrato gli sforzi di tutti verso un unico obiettivo condiviso, una soluzione concreta all’interno della complessità del nostro sistema territoriale.

La trasformazione digitale, termine abusato che rischia di rimanere vuoto e incompreso se non è seguito da azioni concrete e tangibili, deve essere sostenuta di pari passo con azioni di sensibilizzazione, di orientamento e di formazione. Con il pieno coinvolgimento delle imprese e degli imprenditori che operano nel campo del digitale. Ovvero, non può esserci trasformazione digitale senza il contributo di aziende digitali dinamiche e innovative al servizio del territorio. E ciò passa dalla capacità delle imprese ICT di comprendere le esigenze degli imprenditori dei settori “tradizionali” (della manifattura in primis) e dalla capacità del sistema di sostenere e far crescere le imprese digitali stesse, le loro azioni di ricerca e sviluppo e la loro fonte di sviluppo più importante: le nuove generazioni di giovani, ragazze e ragazzi, professionisti e tecnici esperti nel campo delle tecnologie digitali

In questo contesto che anche DITEDI, il Distretto delle Tecnologie Digitali, ha portato e continua a portare il suo contribuito; in qualità di facilitatore e partner attivo nel sistema IP4FVG rende protagoniste le imprese ICT nella diffusione culturale e di accompagnamento alla digitalizzazione delle imprese manifatturiere; mette in cantiere iniziative sperimentali, attraverso cui crea connessioni virtuose per sviluppare nuovi modelli di business, che non riguardano solo l’adozione di nuove tecnologie, ma soprattutto il cambiamento del mindset culturale delle imprese e dei lavoratori.

Senza imprese dinamiche e proattive non si innescano quei processi di cambiamento di successo che hanno poi impatti reali sui territori. La nuova mission degli attori economici, in particolare le imprese della manifattura, dev’essere quella di incrociare la cultura digitale con il “saper fare” della nostra migliore tradizione industriale. I territori potranno essere ancora i principali motori di ripresa se sapranno motivare tutti i loro attori (cittadini, imprese, PA, agenzie educative/formative) in veste di co-animatori della trasformazione digitale. Si tratta, quindi, di rinnovare la comunione di intenti e la cooperazione proattiva che in passato ha determinato il successo dei nostri distretti industriali.

Infine, non va dimenticato il “contributo” del Covid alla digitalizzazione dei nostri territori. Prima della pandemia era convinzione diffusa che l’economia della conoscenza potesse concentrarsi nelle aree fortemente urbanizzate. L’emergenza sanitaria ha dimostrato che il digitale è in grado di supportare le relazioni, i servizi e le attività produttive anche nelle aree “periferiche”. Si va affermando così una nuova consapevolezza che il digitale può dare un decisivo impulso alla rivitalizzazione dei nostri territori, anche di quelli “marginali”.