Verso una revisione del GDPR a favore di aziende tech e PMI
BREAKING NEWS: in arrivo una revisione dall’UE al GDPR. L’obiettivo è snellire le regole sulla privacy
Approfondimento a cura di Stefano Gazzella, DPO DITEDI
Sembra che da Bruxelles ci sia tutta l’intenzione di revisionare il GDPR a partire da maggio 2025 per favorire la competitività delle imprese del settore tech in Europa nonché di alleggerire gli adempimenti per le PMI. Questo intervento si colloca all’interno di un più ampio pacchetto di semplificazioni e strategia della Commissione von der Leyen soprattutto in risposta a Cina e Stati Uniti, nella ricerca di un nuovo punto di equilibrio fra innovazione, protezione dei dati personali e loro libera circolazione affinché le aziende affrontino adempimenti sostenibili e non disperando risorse eccessive per gli adempimenti legali.
Molto probabilmente, registri delle attività di trattamento e valutazioni di impatto saranno al centro della discussione in quanto percepiti come adempimenti molto onerosi per le organizzazioni minori, sempre però nel mantenimento di un approccio basato sul rischio. Un collegamento con la dimensione dell’organizzazione appare però deviante rispetto agli obiettivi di protezione della norma, dal momento che ciò che deve essere considerato è il rischio intrinseco delle attività di trattamento svolte, innanzitutto per qualità e volume dei dati.
Il problema evidenziato criticamente da Mario Draghi non è il GDPR in sé, bensì la sua applicazione, motivo per cui un maggiore coordinamento fra autorità di controllo sarebbe auspicabile anche al fine di fornire quell’uniformità e certezza che in relazione a normative cogenti è essenziale per lo sviluppo e la competitività.
Possiamo attenderci non pochi scontri e frizioni, dal momento che quel ricercato punto di equilibrio non è tutt’ora definito, né men che meno può dirsi condiviso da parte di tutti gli stakeholder nel mercato. Ad oggi, però, le conseguenze più evidenti dell’azione di lobbying operata da parte delle aziende data-driven sono stati rimettere in discussione delle regole togliendo forse un certo tipo di idealismo dogmatico che dal 2018 ha provocato alcuni effetti distorsivi.
Ciò non significa però che in nome della semplificazione il GDPR potrà essere facilmente svuotato dei propri contenuti essenziali né delle tutele sostanziali cui provvede.
Anche perché, è bene ricordare, esprime quel diritto fondamentale alla protezione dei dati personali sancito all’interno dell’art. 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E come è noto, all’interno degli ordinamenti moderni, i diritti fondamentali convivono secondo il principio di proporzionalità senza recedere né tiranneggiare immotivatamente.
Ben vengano dunque interventi a tutela e supporto della libertà d’iniziativa economica e d’impresa, ma senza comprimere eccessivamente o arbitrariamente il diritto alla privacy – o meglio: alla protezione dei dati personali – dei cittadini.

