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Dark Pattern: che cos’é e perché viola il GDPR

Approfondimento a cura di Stefano Gazzella, DPO DITEDI

Quanto può spingersi il design di un sito o di un servizio online per ottenere dati personali o consensi dagli utenti?

Quando le tecniche adottate superano la semplice persuasione – tipica del marketing – e sconfinano nell’inganno, siamo davanti a un dark pattern.

Le Linee Guida EDPB 3/2022 hanno analizzato questo fenomeno nelle piattaforme social, individuando diverse categorie di modelli ingannevoli. Le linee guida offrono esempi delle pratiche più diffuse, utili per riconoscere i comportamenti scorretti e per definire principi di valutazione. Questi esempi vengono usati dalle autorità per contestare: consensi non validi, mancanza di trasparenza, violazioni del GDPR e rappresentano anche un valido strumento per audit interni e verifiche sui fornitori.

Le principali tipologie di Dark Pattern

1. Overloading

L’utente viene sovraccaricato di richieste, informazioni o opzioni.
L’obiettivo è spingerlo a condividere più dati o a concedere un consenso non consapevole.

2. Skipping

Il design porta l’utente a ignorare aspetti legati alla protezione dei dati.
Funziona tramite distrazioni, percorsi guidati o impostazioni predefinite poco trasparenti.

3. Stirring

Si usano leve emotive o stimoli visivi per orientare le scelte dell’utente.
È una forma di pressione psicologica basata sul design dell’interfaccia.

4. Hindering

Il sito introduce ostacoli che rendono difficile accedere alle informazioni o gestire i propri dati personali.
Un esempio comune è la cancellazione dell’account resa complicata.

5. Fickle

L’interfaccia è incoerente, poco chiara o ambigua.
Questo impedisce all’utente di comprendere finalità e modalità del trattamento dei suoi dati.

6. Left in the Dark

La privacy è nascosta: mancano informazioni chiare o strumenti per controllare i propri dati.
Spesso si tratta di funzioni “sepolte” in menu poco accessibili.

Perché i Dark Pattern violano il GDPR

La progettazione di UX e UI è un fattore critico per il rispetto della privacy.
In un contesto sempre più digitale, le scelte di design incidono direttamente sul principio di privacy by design.

Conoscere il confine tra persuasione e inganno permette di garantire la liceità della raccolta dati; ottenere consensi validi; evitare sanzioni e blocchi del trattamento; aumentare il valore dei database aziendali; dimostrare conformità con documentazione e processi trasparenti.

Un design corretto non solo tutela gli utenti, ma migliora la credibilità e la qualità del servizio.